lunedì 9 aprile 2018

MALMӦ, Manifesto della chimica romantica (2017)


Manifesto della chimica romantica è l’esordio dei Malmö, un album in cui i ragazzi di Caserta hanno puntato molto sulle atmosfere tipiche del post rock, descrivendo con enfasi la loro visione della vita, un concetto alla base di diversi temi presenti in questo bel debut, che si contraddistingue per suoni, crescendo strumentali e parti intrise di lieve malinconia che rispecchiano in toto il mood richiesto dal genere. L’elemento in più che avvicina la musica della band alla forma canzone cantautorale è l’utilizzo costante della voce, in prima linea quasi sempre, un’ottica che li differenzia dalla classica visione del post rock strumentale. Certo la collaborazione per il mastering da parte di Birgir Jòn Birgisson, tra gli artefici del successo dei Sigur Ròs, indica uno dei punti di riferimento focali del quartetto composto da Daniele Ruotolo (voce e chitarra), Vincenzo De Lucia (pianoforte e chitarra), Marco Normando (basso) e Vincenzo Del Vecchio (batteria e glockenspiel) e non meno significativa appare la produzione artistica di Massimo De Vita dei Blindur. Certe influenze si evincono soprattutto quando i casertani si lanciano in brillanti code strumentali atmosferiche, a cui abbinano distorti fraseggi rock e testi molto sentiti, un mood che sicuramente troviamo in centinaia di dischi ma che ancora oggi fa il suo effetto. L’iniziale L’alba di un giorno di festa è perfetta per introdurci nel mondo sonoro dei Malmö, mentre La deriva è il classico brano molto delicato che poi esplode in una bella deflagrazione post. Istintività ruspante e toni gentili colorano anche Il principio di Archimede, così come Polaroid presenta un’amara tenerezza, che poi è il trademark di buona parte del platter. Il pianoforte fa spesso la differenza nelle dinamiche di gruppo e lo confermano piccole chicche come la commovente A chi è lontano, la successiva Jules Verne, che non si discosta dalla dicotomia creatasi tra tocchi tenui e passaggi più tirati e Le regole della resa incondizionata, un vero mantra post rock, con un finale davvero egregio. La buona title track è l’unico episodio strumentale presente, Senza macchie (L’alba di un giorno di festa parte II) e I treni e le scie chiudono in maniera gradevole un primo album apprezzabile nella forma e nei contenuti e che lascia intravedere anche ulteriori margini di miglioramento per un gruppo già ora piuttosto interessante. (Luigi Cattaneo)
 
L'alba di un giorno di festa (Official Video)
 

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