venerdì 22 dicembre 2017

ARTEMISIA, Rito Apotropaico (2017)

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Nati nel 2006, i goriziani ArtemisiA da subito si prodigano nella composizione di brani propri e arrivano in breve tempo a completare ben due dischi, Artemisia e Gocce d’assenzio. Dopo Stati alterati di coscienza e un silenzio di quattro anni, è ora la volta di Rito Apotropaico, con la line up formata da Anna Ballarin (voce), Vito Flebus (chitarra), Ivano Bello (basso) e Gabriele Gustin (batteria). L’inquietante ma bellissima cover è un bel biglietto da visita per calarci nelle atmosfere di questo breve come back (poco più di trenta minuti) formato da otto pezzi intensi e caratterizzati da un approccio stoner che non dimentica mai l’aspetto melodico e comunicativo. Rito Apotropaico è un lavoro greve, crudo, volutamente oscuro già a partire da Apotropaico, brano denso e compatto, con il Soul Circus Gospel Choir introduttivo diretto da Massimo Devitor. Delicato il tema di Il giardino violato, l’argomento pedofilia viene trattato attraverso un suono che denota forza e potenza, mentre con Tavola antica ci si perde nel mistero dell’aldilà sempre nel segno di una musicalità energica e poderosa. La matrice stoner prevale nella rocciosa Iside, seppure è presente nuovamente il coro di Devitor, prima della sorpresa acustica di La guida, un momento inaspettato dopo tanta elettricità. La preda torna su versanti saturi e vigorosi, Regina guerriera è improntata sulla figura di Artemisia di Alicarnasso e presenta qualche sfumatura progressive, mentre il finale di Senza scampo è una drammatica song sull’orrore dell’Olocausto e vede impegnato Carlo Marzaroli al violino, chicca conclusiva di un ritorno assolutamente positivo. (Luigi Cattaneo)
 
Senza scampo (Video)
 

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