giovedì 2 novembre 2017

VERDUGO, We are our own demon (2016)


Nati come duo country blues, i bergamaschi Verdugo sono attualmente un trio (Claudio Albergoni  alla chitarra, al pianoforte e alla voce, Federica Lovatello alla voce e alle percussioni e Daniele Milesi alla batteria) con parecchie sfumature folk rock, bluegrass e alternative country di matrice americana. We are our own demon è il loro primo full lenght e ha tutte le carte in regola per piacere ad un pubblico trasversale e non per forza legato ad un solo genere musicale. Uncut è un ottimo inizio, più rock di quanto ci si possa attendere, con Albergoni molto espressivo e la Lovatello bravissima nell’inserirsi come seconda voce nel chorus. A ruota troviamo la notevole title track, dominata da un riff potente ai limiti del grunge e da un mood greve in cui fa la sua parte anche Milesi, puntuale metronomo del trio, mentre più solare è Hummingbird, in cui viene fuori maggiormente la vena folk rock del gruppo. Mark on the wall è giocata sull’interplay tra le due voci, che tratteggiano uno scenario alt country piuttosto gradevole, Long coming home è invece una ballata dal sapore antico, un momento posto saggiamente a metà album e che mostra un’altra anima del trio. Wedding gown prosegue sulla stessa falsariga confermando come la band non abbia difficoltà nello scrivere ballate legate all’immaginario stelle e strisce, una sensazione che non svanisce nemmeno con The sun rises over all, seppur più tirata e potente. Godspeed you (blank old world) sorprende nuovamente per l’aggressività di cui è intrisa e lascia intravedere anche la possibilità di nuovi orizzonti creativi da esplorare nel futuro, perché si tratta di uno dei pezzi più interessanti del platter. Buonissimo anche il finale di Demon of empty streets, un indie rock ispirato e maturo, degna conclusione di un debut assolutamente rilevante e con dei tratti distintivi chiari che mostrano un ensemble con una proposta affascinante e brillante. (Luigi Cattaneo)
 
Hummingbird (Video)
 

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