giovedì 16 marzo 2017

FLUIDO ROSA, Le vie dei sogni (2016)


L’idea dietro il concept di debutto dei Fluido Rosa è di riuscire a descrivere le dimensioni del sogno, raccontare i viaggi che porta in dote la notte, un contenuto onirico che può apparire concreto e confondersi con la realtà. Il gruppo ha ben miscelato canzone d’autore, pop e progressive, con qualche puntata nella psichedelia floydiana dettata dalla ventennale carriera come tribute band degli inglesi. D’altronde il connubio tra frangenti più complessi e altri decisamente immediati e melodici nasce anche in virtù del fatto che l’ensemble è composto sia da musicisti di estrazione prog che da session spesso impegnati nel mondo della musica leggera. La line up difatti è formata da Danilo Cherni alle tastiere (Goblin Rebirth, Michele Zarrillo, Antonello Venditti), Maurizio Perfetto alle chitarre (anche lui con Venditti e Zarrillo), Gabriele Marciano alla voce, Adriano Lo Giudice al basso (Venditti, Zarrillo ma anche Patty Pravo), Derek Wilson alla batteria (bravissimo interprete per Zucchero, Vangelis e del compianto Keith Emerson), Roberta Lombardini alla voce e alla tromba (Little Tony, Tormento) e Cristiana Polegri al sax e alla voce (Mario Biondi). Il disco è di buona fattura e attinge proprio dal percorso personale dei musicisti coinvolti, sia come stimati session che come cover band dei leggendari Pink Floyd. I romani scelgono di puntare molto sulla forma canzone, ovviamente ben suonata e arrangiata ottimamente da grandi professionisti del settore, prediligendo in diversi momenti un approccio pop e cantautorale che sa essere raffinato e suggestivo. Lungo gli 11 pezzi di Le vie dei sogni incontriamo quindi la fruibilità di Venditti, la fantasia trasversale dei New Trolls, il tocco elegante dei Pooh e lo spirito progressivo della P.F.M., elementi che si manifestano sin dall’iniziale DNA. Anche la title track non disdegna certi riferimenti, colti pure nella successiva Example 10, così come puntano molto su melodie catchy Antitesi e IVST, brani che si insinuano sottopelle da subito. Strade è un altro momento ammaliante, complice anche la voce della Lombardini, prima di Ipazia, forse la traccia più progressiva del disco. Molto sentita Lamento in morte di Garcia Lorca (stavolta c’è la Polegri al microfono, anche lei impeccabile), curiosa invece Res viva, mentre La storia degli ultimi è una composizione che conferma l’attenzione per frangenti delicati e tenui. Chiude la brevissima e acustica A Sylvia, epitaffio di un platter molto gradevole e sicuramente legato alla canzone autorale più che al rock progressivo. (Luigi Cattaneo)
 
Antitesi (Video)
 

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