sabato 12 novembre 2016

THAUMA CINCINNATO, L'essere e l'auriga (2016)


Ritornano i Cincinnato, uno dei tanti nomi che animava la scena italiana dei ’70 e che dopo il valido disco d’esordio sparì come buona parte di quei gruppi giovani e curiosi. I fondatori Giacomo Urbanelli (voce, piano e tastiere) e Gianni Fantuzzi (chitarra) sono della partita, accompagnati da Franco Erenti (tastiere) e Paolo Burattini (basso e chitarra acustica), oltre che da Graziano Rampazzo che si occupa delle parti di batteria e Ilaria Guerra impegnata al canto. Il termine Thauma fa intendere che i Cincinnato non sono più esattamente quelli di 40 anni fa e se è vero che lo stile è rimasto ancorato al jazz, è pur vero che si è arricchito di umori pop che non sempre convincono lungo la durata del platter. I Thauma Cincinnato prediligono un lavoro d’equipe, con pezzi strutturati come nella migliore tradizione progressiva ma più fruibili rispetto al passato, con la matrice “colta” che incontra quella popolare e lascia intendere come il gruppo voglia essere maggiormente comunicativo se paragonato ai suoi esordi. Un impeto ravvisabile in questo come back fortemente voluto e su cui i quattro hanno lavorato negli ultimi anni, una continuità più di intenti che di genere visto il modus operandi legato alla forma canzone, seppur sui generis. L’essere e l’auriga è quindi un disco molto diverso rispetto al primo, una scelta che ha portato i lombardi a sviluppare partiture che uniscono jazz, classica e soul, condite di testi che rappresentano un’altra piccola novità (in Cincinnato solo L’ebete aveva una parte cantata). Proprio questo aspetto fa capire come i nuovi Cincinnato non vogliano relegarsi in un imbuto progressivo autolesionistico ma abbiano preferito proporre quello che sono diventati, con buona pace di chi bramava un capitolo secondo simile al precedente (e io, lo ammetto, ero tra questi). Inutile quindi fare paragoni tra un album che rappresentava appieno un Italia che non c’è più e questo L’essere e l’auriga, legato all’oggi e dove i musicisti, senza farsi condizionare dalle attese del pubblico, hanno deciso di raccontare la loro visione del presente, che non può essere quella di chi nel 1974 ragionava per istinto e passione. Il platter scorre via piacevole, è suonato indubbiamente bene, con qualche momento sopra gli altri come Colori di noi (che vede la partecipazione di Luciano Cirino al piano), La peste (bello il lavoro del trombettista Maurizio Vaccaluzzo) e la lunga Città oceano ma forse manca il guizzo strabiliante, quello che ti fa innamorare di un pezzo o di un disco intero. L’album è acquistabile privatamente e si può richiedere tramite la loro pagina facebook o al seguente link https://soundcloud.com/thauma-cincinnato che permette anche l’ascolto dell’intero lavoro. (Luigi Cattaneo) 

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