sabato 26 novembre 2016

NICOLAS MEIER, Infinity (2016)


Ottimo ritorno per il talentuoso Nicolas Meier dopo Chasing tales del 2015 in coppia con Pete Oxley e conferma del valore assoluto di questo chitarrista. D’altronde suonare con Jeff Beck è indubbiamente un bel banco di prova e il buon Nicolas è ormai un musicista esperto e navigato, capace di muoversi in contesti molto diversi tra loro (vedi la metal band Seven7). Nel caso di Infinity, Meier sceglie la via del trio (con due fenomeni come Vinnie Colaiuta alla batteria e Jimmy Haslip al basso), sviluppando più che in altre circostanze un sound vicino alla fusion ma che non disdegna affatto incursioni prepotenti nel rock, anche attraverso una strumentazione personale e variegata (tra cui anche il glissentar, la synth guitar e il baglana). Si evince una certa volontà nel non fermarsi all’interno di un genere solo (cosa che per altro Meier non ha mai fatto) e gli spunti jazz e prog si devono leggere proprio in quest’ottica. Ne è esempio lampante l’iniziale The eye of Horus (con Richard Jones al violino), tra influenze mediorientali, rock e fusion, mentre la seguente e splendida Still beautiful (ancora con Jones) ci riporta alle melodie eteree di Chasing tales. Meier d’altronde continua il suo percorso in cui non ci si sofferma solo sulle spiccate capacità individuali ma si cerca di curare anche l’aspetto emotivo della composizione, con una certa attenzione per scrittura e arrangiamento elegante. La fusion è difatti solo la base di partenza ma non costringe il trio ad inerpicarsi lungo sentieri obbligatoriamente tortuosi e magari interessanti solo per chi è avvezzo a certi virtuosismi e nell’ottica di Meier è il collante per sviluppare soluzioni adatte a più palati (le belle Rose on water con il fine lavoro di Lizzie Ball al violino e Serene). Il tocco di Meier si fa impetuoso in Legend (dedicata proprio a Jeff Beck), così come il trio mostra irruenza anche in Flying spirits (ancora con un ispirato Richard Jones), due brani che sono esplicativi per comprendere quanto possa essere variegata la musica del chitarrista. Il terzo dei violini presenti è quello di Sally Jo, che incontriamo in Riversides e nella particolare Yemin. Di alto livello la chiusura di JB Top, un omaggio a Billy Gibbons e agli ZZ Top (da segnalare anche la partecipazione di Gregor Carle alla chitarra), degno finale di un album poliedrico che può catturare la curiosità tanto dei jazzisti che dei fan del progressive. (Luigi Cattaneo)

Riversides (Official Video)

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