giovedì 13 novembre 2014

STEREOKIMONO, Intergalactic Art Cafè (2012)

Il come back degli Stereokimono non può che far piacere agli appassionati di progressive vista la prolungata assenza dei bolognesi, che tornano con un nuovo ispirato lavoro a distanza di 9 anni dal precedente Prismosfera. In questo Intergalactic Art Cafè, un bar situato da qualche parte dell’universo dove musicisti si incontrano per delle sessions, Alex Vittorio (basso e tastiere), Cristina Atzori (batteria) e Antonio Severi (chitarra e tastiere) si fanno accompagnare lungo il percorso da una serie di ospiti che aggiungono ulteriore spessore ad un trio già rodato di suo. Paolo Raineri si tuffa a capofitto con la sua tromba nel sound mutevole, instabile di Fuga da Algon, lungo brano dalla struttura articolata ma vitale e scorrevole, con un richiamo ai Gong e un altro agli Ozric Tentacles. In Space Surfer la tromba viene sostituita dal sax di Tony Stern, in un quadro di pura psichedelia settantiana dai densi risvolti space mai impenetrabili ma indovinati ed estrosi, capaci di non appesantire il suono già corposo della band. Indian Breakfast porta con sé fascini e incanti di mondi lontani, anche per la presenza di Alio Die che con i suoi drones si unisce alla sviluppo corale degli Stereokimono, portando l’ascoltatore in uno spazio ignoto ed eccentrico. Prerogative che si ritrovano e si confermano in Rebus (Il gioco, La metafora, La soluzione), dove Raffaello Regoli fa il verso a Demetrio Stratos, riuscendo nel compito di non apparire come un mero clone nel corso dei circa 10 minuti che compongono questa piccola suite a cavallo tra space e jazz rock. Lumacacactus  è pregna di una psichedelica vivace e contagiosa che torna ad essere strumentale e si lascia andare a momenti decisamente più robusti mentre vicina ai Gong ma anche ai Pink Floyd è The Gnome on the Moon in cui appare alla voce Nicoletta Zuccheri che dà il suo valido contributo. Energica e trascinante è Zona d’ombra, con una prestazione di Vittorio al basso davvero veemente. Oscura e misteriosa è invece la conclusiva Oltre Algon, che suggella un album bello e di non facile lettura. Un disco che deve far riaccendere i riflettori su un gruppo che per troppo tempo è stato lontano dal mercato discografico ma che ha tantissime idee a propria disposizione, che ha un progetto che manifesta competenza e che sa essere fresco e frizzante pur guardando indietro nel tempo. Disco della definitiva consacrazione. (Luigi Cattaneo)

Lumacacactus (Official Video)

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