domenica 1 gennaio 2017

IL CASTELLO DI ATLANTE, Arx Atlantis (2016)





Attivi da più di quarant’anni (anche se l’esordio avviene solo nel 1992 con il superbo Sono io il signore delle terre a nord), spesi a farsi garanti di quel lontano suono settantiano carico di magia e fascino, torna oggi Il Castello di Atlante con il nuovo Arx Atlantis, un album ovviamente pieno di rock progressivo d’altri tempi. Pur con alcuni cambi di line up (ai vecchi componenti Aldo Bergamini, impegnato alla chitarra e al canto, Dino Fiore come sempre fantasioso al basso e Paolo Ferrarotti, pigmalione diviso tra tastiere, voce e batteria, si sono aggiunti Andrea Bertino al violino, Davide Cristofoli al piano e alle tastiere e Mattia Garimanno alla batteria) lo stile del Castello rimane immutato, con l’interplay costante tra violino e tastiere, i fraseggi di Bergamini mai improntati sulla mera tecnica ma caldi e suggestivi e un cantato che non ha un padrone (la band non ha mai avuto un cantante di ruolo dividendosi spesso le parti vocali) come trademark del gruppo vuole. I pezzi scorrono via gradevolmente pur se molto strutturati (basti ascoltare le lunghe e ottime Il vecchio giovane e Il tesoro ritrovato), con ritmiche solide della nuova coppia Fiore-Garimanno, i sinfonismi pregiati di Bertino e Cristofoli e il solito apprezzabile lavoro di Bergamini. Elementi riversati nella valida opener Non ho mai imparato e in Ghino e l’abate di Clignì, brano che vede la partecipazione di Tony Pagliuca alle tastiere ma che mi ha entusiasmato meno rispetto agli altri. Molto meglio Il tempo del grande onore che vede al violino Massimo Di Lauro, un fresco ex della band che conquista da subito grazie al suo inconfondibile tocco. Arx Atlantis è l’ennesimo ritorno di un gruppo immortale, ancora tra i migliori in ambito vintage prog e garanzia totale per gli amanti di questo sound. (Luigi Cattaneo)

Non ho mai imparato (Video)

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